Sull’Eroe greco Ercole si è scritto e prodotto molto.
Chi non lo conosce? Chi non conosce le sue 12 fatiche? Chi non conosce almeno in parte il suo mito?
Insomma in questo post non intendiamo affrontare un’analisi generale della figura mitica dell’eroe forzuto, ma al contrario intendiamo scavare nel profondo per capire quali sono le radici che hanno portato all’elaborazione del complesso mito di Ercole e quali sono le varianti mediterranee prodotte.
Iniziamo col dire che il mito di Ercole come lo conosciamo oggi, nasce in Grecia, nell’Egeo ed è figlio di una particolare evoluzione teologica della mitologia Dorica:
Sebbene i Dori siano indoeurpei, la loro mitologia ha attraversato un profondo sincretismo con le popolazioni Pelasgiche autoctone preindoeurpee (come gli Achei prima di loro), le quali si pensa fossero popoli di tipo semitico e con forti infiltrazioni sumeriche nell’apparato mitologico.
Da questo sincretismo, nasce la mitologia Greca, le divinità indoEuropee vanno così a sostituire nei miti i loro omologhi con cui vengono identificati, ma questo processo di fatto stravolge l’impianto mitologico originario:
Avremo così Zeus il Dio Padre del cielo diurno indoeurpeo ad assumere tratti temporaleschi e regali come l’Enki mediorientale.
Questa breve premessa ci serve per spiegare un fenomeno avvenuto in ambito indoEuropeo in tutto il bacino mediterraneo, influenzato dall’egemonia Greca:
La scomparsa del Dio del tuono.
In effetti Zeus, Giove, Tinia e molto probabilmente l’Altino Venetico, sono divinità tutte riconducibili al Dyaus Pitar indoEuropeo.
Essi hanno tutti assunto l’attributo del Tuono e della Quercia, andando così a sostituirsi all’originario Dio indoEuropeo che aveva quegli attributi.
Il germanico Thor, lo slavo Perun, il baltico Perkunas e il Vedico Indra, sono tutte divinità del tuono indoEuropee che non hanno corrispettivi nelle mitologie italiche, etrusche ed eleniche.
L’arcaico Dio del tuono, signore delle Quercie, Ré degli Dei, perennemente in lotta contro le forze del Caos, dotato di una forza smisurata e di una voracità smisurata, ricoprente la seconda funzione di Dumézil, non ha corrispettivi tranne che in una figura eroica, Ercole appunto.
Il complicato sincretismo mitologico avvenuto nel Mediterraneo ha così prodotto un mito che assorbisse gran parte degli attributi arcaici del Dio del tuono e interessanti aspetti sciamanici che trattano il tema dell’elevazione dell’Uomo a Divinità, tema che non è escluso appartenesse già al Dio Protoindoeuropeo del tuono, ma che nel caso di Ercole ha chiaramente assorbimento le caratteristiche mediorientali di Gilgamesh e buona parte della figura del semitico Baal (con cui verrà identificato).
In etimologia, Herakles significa indubbiamente “dono di Era”.
Tuttavia è interessante notare anche una certa assonanza con il baltico Perkunas, derivante dalla parola Protoindoeuropea Perkus che significa Quercia e quindi “Signore delle Quercie”, tratto appartenente L Dio del tuono indoEuropeo.
Nella penisola italica, l’eroe Hercules o l’etrusco Hercle, sembrano avere un’etimologia ancora più affine con Perkunas, in quanto slegati al gioco di parole che la lingua Greca ha attecchito trasformando l’antico Dio del tuono perduto in un nuovo Eroe.
Analizzando sempre l’etimologia, non si può fare a meno di notare, che il nome nativo di Ercole, ovvero Alcide, ha indiscutibilmente la medesima radice delle figure fraterne appartenenti alla tradizione indoEuropea: i Palici Siculi, gli Alcis germanici, Ashvin vedici e gli Alkomno Venetici.
Alcide di fatti aveva un fratello gemello non semidivino, ma totalmente umano e secondo alcune varianti del mito, Ercole dovette intraprendere le 12 fatiche proprio per lavarsi le colpe dell’uccisione del fratello, avvenuta in uno stato di furia cieca.
Anche qui il richiamo al mito di Romolo e Remo è irresistibile: nati da padre divino e madre umana, Romolo uccide Remo e con la sua morte viene deificato in Quirino.
Come potete vedere i substrati mitologici su cui viene elaborato il mito di Ercole sono molteplici.
Noteremo anche che nella penisola Esperiana, l’eroe sembra aver avuto un’importanza molto maggiore rispetto all’omologo Greco, dandogli un’importanza Oracolare ponendolo come protettore della transumanza, assumendo così caratteristiche molto meno eroiche e fortemente divine, con miti squisitamente autoctoni che guarda caso ricalcano il mito del Dio del Tuono.
Con ogni probabilità, durante la fase orientalizzante della penisola, avvenuta a seguito dei rapporti con il mondo Greco, il fortunato Eroe si è fuso con il protostorico Dio del Tuono e Signore delle Quercie, andandolo poi a sostituire del tutto in epoca repubblicana e imperiale, quando l’impatto mitologico Greco andrà a sostituire quasi del tutto le arcaiche mitologie italiche, di cui purtroppo non abbiamo fonti scritte.
Dobbiamo ora considerare che nel Pantheon latino, la seconda funzione appartiene indiscutibilmente a Marte, Dio della guerra e con aspetti legati alla fertilità agraria e che il suo omologo Osco Umbro è Mamers.
Georges Dumézil ha paragonato il nome di Marte alle divinità indiane della tempesta, i Maruts, compagni del Dio della guerra Indra.
L’espansione indoEuropea nel centro e sud Italia è stato un continuo susseguirsi di primavere sacre (Ver Sacrum), bande di giovani guerrieri, lasciavano il loro insediamento di origine per occupare nuove terre e nuovi insediamenti, sotto la guida di un animale totemico sacro a Marte: il picchio per i piceni, il lupo per gli Irpini, ecc…
In questo contesto, con l’attributo del fulmine già passato al Dio del cielo e una forte identificazione con la protodivinità delle bande guerriere, ha permesso un’evoluzione teologica di Marte-Mamerte nel ricoprire a pieno il ruolo della guerra e della seconda funzione.
Sebbene Mamerte aquisí funzioni agrarie, il ruolo di protettore dei Pastori e della transumanza rimase indiscutibilmente di Ercole almeno fra le popolazioni Osco-Umbre.
Tornando in Veneto, non è attestato un Dio della guerra e il ruolo della seconda funzione Venetica resta un mistero, viceversa statuette che richiamano la figura di Ercole sono state rinvenute in gran numero nei vari santuari, compresi vari luoghi di culto dedicati all’eroe lungo le rotte della transumanza.
Va poi ricordato che a Monterione c’era un oracolo del gigante Gerione, fondato da Ercole di ritorno dalla sua decima fatica, la quale più di tutte ricalca il mitema del Dio del tuono indoEuropeo e che fa’ ben comprendere l’importanza del culto dell’Eroe in terra Venetica.
Alla luce delle seguenti considerazioni, ci sentiamo di affermare che Ercole in Veneto (come in altre parti della penisola) assunse un ruolo centrale nella mitologia arcaica fondendosi con il Dio del Tuono e della guerra, ricoprendo così a pieno il ruolo di seconda funzione nella triade Venetica.